118-Galileo e il "messaggero celeste"

CURIOSANDO AL MUSEO - Appunti di storia, scienza, tecnologia e didattica è una rassegna digitale a cura del Museo della Bilancia.

"Grandi invero sono le cose che in questo breve trattato io propongo alla visione e alla contemplazione degli studiosi della natura. [...] Bellissima cosa e oltremodo a vedersi attraente è il poter rimirare il corpo lunare [...] così da vicino [...] Le quali cose furono tutte da me ritrovate e osservate or non è molto, mediante un occhiale che io escogitai [...]. [...] dalle più volte ripetute ispezioni siamo giunti alla convinzione che la superficie della Luna non è affatto liscia, uniforme e di sfericità esattissima, come di essa Luna e di numerosi degli altri corpi celesti una numerosa schiera di filosofi ha ritenuta, ma al contrario, diseguale, scabra, ripiena di cavità e di sporgenze, non altrimenti che la faccia della Terra stessa."

 
Sono alcuni passaggi di una delle principali opere del filosofo e astronomo Galileo Galilei (il Sidereus Nuncius, scritto a Venezia nel 1610) in cui riporta della sua notevolissima scoperta sulle caratteristiche della superficie lunare. 
Orientare il cannocchiale verso il cielo in generale e verso la Luna in particolare, fu una delle grandi idee del fisico toscano. Utilizzando uno strumento non di sua invenzione ma a lui giunto dalle terre del nord affacciate sul Canale della Manica (attuale Olanda), compì un gesto rivoluzionario. Da allora la razionalità scientifica fondata su osservazione ed esperimento prese il sopravvento rispetto alle speculazioni filosofiche su forma, struttura e origine dell'Universo basate su riflessioni astratte. 
 
In collaborazione con narrascienza.org
 
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